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F’Orti

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Storia

Sant’Erasmo è la seconda più grande isola della Laguna, con una superficie equivalente a due terzi di quella di Venezia; lunga circa 4 km e con una larghezza che varia fra i 500 e i 900 metri. Ha avuto diversi nomi e usi nel tempo (Lido Mercede, Lido Albo, Lido Bromio, Pineta Maggiore…) e una sostanziale staticità nell’antropizzazione e nella destinazione d’uso.

I ritrovamenti archeologici confermano l’antichissima frequentazione del sito, lungo il percorso endolitoraneo che in epoca classica collegava Ravenna con Altino e Aquileia, e poi le direttrici adriatiche con Murano e l’arcipelago Torcellano.

Le principali caratteristiche di quella che, oggi, è un’isola interna alla Laguna si devono al suo passato di litorale costiero: prima della costruzione delle dighe foranee di Punta Sabbioni e San Nicolò, avvenuta tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, Sant’Erasmo era parte del cordone litoraneo che separava Venezia e il mare.

Quest'origine geologica l’ha resa, fin dal Medioevo, “gli orti di Venezia”, grazie alla particolare e fertile natura del terreno, in parte sabbiosa in parte cretosa, a un microclima più caldo e protetto rispetto alla media territoriale, al proseguire di una tradizione agricola a conduzione familiare. La struttura insediativa è tutt’oggi frammentata in piccoli nuclei rurali e appezzamenti perimetrati da canali e fossi. Il clima particolare e il quotidiano ricambio di acque marine hanno favorito fino al XII secolo anche la produzione del sale.

Per quanto abitata con continuità almeno da una decina di secoli, fino al tardo Ottocento Sant’Erasmo non ha avuto un vero centro: erano pochi i residenti, ortolani e vignaiuoli che praticavano un’agricoltura di sussistenza, cui si affiancavano lavoranti stagionali e conduttori giornalieri dalle altre isole. La popolazione stabile, che arrivò a superare i 1500 abitanti nel secondo dopoguerra, oggi è di circa 700 persone.

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Mappa del 1843: Sant'Erasmo è ancora litorale

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